La barricaia di Carus Vini custodisce la pigiatrice Garolla, macchinario storico, oggi divenuto oggetto d’arte, fabbricato alla fine dell’ottocento e ritrovato in una proprietà della famiglia Carissimo.
La pigiatrice Garolla fu inventata nel 1887 da Giuseppe Garolla, titolare della “Società Anonima Giuseppe Garolla” di Limena, in provincia di Padova, azienda enologica che produceva tutta la tecnologia per la lavorazione dell’uva ed il trattamento del vino.
Il suo fondatore, Giuseppe Garolla (1849-1934), esponente degli artigiani di Limena, abbandonate presto le scuole, entrò come apprendista nella bottega di un fabbro locale, iniziando qualche anno dopo l’attività di meccanico in proprio. Grazie alla sua mente fervida, orienta presto la sua attenzione al campo enologico, allora in piena evoluzione nel Veneto con l’apertura, nel 1876, della Scuola Enologica di Conegliano, la prima in Italia operante nel settore.
IL FUNZIONAMENTO DELLA GAROLLA
L’Almanacco Agrario del 1899 descrive le caratteristiche e il funzionamento della pigiatrice Garolla, che, per quei tempi, era già un’avanguardia per il settore vitivinicolo.
“Viene fornita in diverse grandezze, si pel movimento a mano come a motore. Al concorso fu inviata una pigiatrice per motore, con cui si possono pigiare in un’ora 6000 kg. di uve. Costa 1000 lire dalla fabbrica le viene messa in movimento da un motore della forza di due cavalli. Al concorso era stata inviata anche una pigiatrice a mano del prezzo di 250 lire, con cui si possono lavorare da 1200-2000 kg. di uva all’ora. Viene messa in movimento a mezzo della puleggia, che si vede alla sinistra, posta in comunicazione col motore a mezzo di una cinghia. La pigiatrice Garolla consta di un doppio tubo di rete metallica stagnata e di un doppio battitore speciale, il tutto girevole sopra un asse comune con velocità diversa, cioè lenta per i tubi e rapidissima pei battitori.
L’uva viene introdotta a mezzo dell’apertura che si vede a destra, nel tubo interno, le cui maglie sono abbastanza grosse per lasciar sfuggire gli acini. Il battitore interno, costituito dall’asse a palette rimuove moderatamente i grappoli di quanto basta, per staccare tutti gli acini. Questi allora passano interi nel tubo esterno, mentre i raspi vengono eliminati per effetto della disposizione elicoidale delle palette. Fra il tubo interno e quello esterno gira con maggior raggio e quindi con forza molto maggiore il secondo battitore speciale che opera sugli acini staccati, sbattendoli violentemente e ripetutamente contro le pareti del cilindro esterno e rompendoli fino a ridurli in una vera poltiglia. I raspi privati degli acini non vengono né pigiati né lesi, ma escono dalla pigiatrice perfettamente asciutti. Le palette cioè del battitore, che sta nel tubo esterno, sono disposte in modo che muovendosi molto celermente producono nell’interno della macchina un giro d’aria tale, che investe i raspi e ne fa cadere le particelle liquide, di cui fossero ancora bagnati. Tanto per riguardo al lavoro, quanto anche per riguardo al modo con cui avviene la pigiatura delle uve, crediamo di poterla classificare tra le migliori pigiatrici che si conoscano”.
GIUSEPPE GAROLLA, IMPRENDITORE VISIONARIO
Giuseppe Garolla fonda l’omonima azienda nel 1877 e produce attrezzature per la coltivazione dell’uva e per la vinificazione, arrivando ben presto ad ideare nuove macchine che migliorano il prodotto. Nel 1884, mette a punto una pompa a zaino per irrorare le viti di solfato di rame contro la Peronospora che in quegli anni infierisce sulle piante, pompa che presenta varie migliorie rispetto a quanto disponibile sul mercato. Tre anni più tardi, nel 1887, concepisce la pigiatrice-diraspatrice-centrifuga per togliere gli acini dai grappoli di uva e pigiarli, rivoluzionando il modo di produrre il vino.
Alla Garolla si costruivano le pigiatrici, di vari modelli e dimensioni, utilizzabili da privati o da cantine, secondo le esigenze e quantità d’uva da pigiare, le presse ed i torchi per pressare ciò che rimaneva del mosto dopo la fermentazione ed il travaso del vino novello, pompe di ogni tipo e dimensione, centrifughe, autoadescanti e rotative, queste ultime particolarmente adatte per il travaso del mosto.
Completa infine la gamma di accessori per l’industria enologica: tra questi i “raccordi universali per le tubazioni”, gli enofollatori, le pompe a stella, le smostatrici. Sono prodotti che fanno conoscere la ditta in tutto il mondo in campo enologico, dandole un primato che durerà a lungo. A questo filone principale affianca poi i cannoni antigrandine (1899), allora molto in voga, e le locomobili a vapore per la trebbiatura.
L’azienda, partita con 28 operai, nel 1917 conta 97 addetti, di cui 77 maschi. Successivamente, l’azienda allargò la gamma dei prodotti includendo anche le macchine per la lavorazione delle olive e dell’olio. Alla Garolla lavorava solo manodopera specializzata oppure chi voleva imparare un mestiere, raro esempio di industrializzazione, in un panorama agricolo generale.
Dalla fonderia all’imballaggio dei macchinari, Giuseppe Garolla aveva creato tutta la produzione all’interno del suo stabilimento, che occupava quasi centocinquanta lavoratori. Giuseppe Garolla, come altri industriali di quel tempo, teneva molto ai propri operai e nella via che oggi porta il suo nome ha costruito le case alloggio per le famiglie, e, ancora oggi, è chiamata “Riviera Garolla”. Inoltre, costruì anche la mensa, dove i lavoratori che abitavano più distanti potevano consumare un pasto caldo, per poi riprendere il lavoro alle tredici in punto. In questo modo, l’azienda svolgeva anche una funzione sociale, non solo produttiva.
Dal 1891 Giuseppe Garolla diviene sindaco di Limena, carica che mantiene per trent’anni, sponsorizzando la costruzione della linea telegrafica nel 1894 e poi, nel 1906, quella della ferrovia Padova Piazzola sul Brenta. Non a caso la stazione a Limena viene posta quasi di fronte al suo stabilimento.